Perché "NO" all'astensione dal voto

Perché "NO" all'astensione dal voto

Chi si astiene dal voto durante le elezioni politiche ripete spesso la frase "tanto sono tutti uguali". Forse non lo direbbe se pensasse che una frase del genere può anche essere interpretata nel modo "siamo tutti uguali". In altre parole facciamo tutti i nostri interessi e ce ne infischiamo degli altri. Io non credo che sia così. Posso talvolta essermi sbagliato ma non credo che le persone da me votate in precedenza fossero uguali ad ogni altra.

Ci sono persone che fanno politica ma non promettono l'impossibile o favori ai loro potenziali elettori, non chiedono il voto per motivi di amicizia, non promuovano e non raccomandano amici e parenti ma hanno in mente un paese, una città, una nazione da costruire da rendere migliore a volte sognano un mondo migliore di quello che hanno trovato, non tanto per sé, ma piuttosto per le nuove generazioni. Sono queste le persone per cui ho sempre cercato di votare. È difficile scegliere queste persone? Si: è difficile. I candidati che ci propongono non li conosciamo, alcuni li vediamo in TV, ma sono solo personaggi costruito dalla tv e dai media attraverso il modo in cui si raccontano nei social, sono scelti con sistemi opachi, non si sa in base a quali criteri, ci sono rigidamente imposti a volte violentando la nostra volontà, non si fanno conoscere da chi li deve votare, tanto non serve perché qualcuno ha già stabilito la graduatoria dei possibili eletti. Le loro qualità morali, civiche, la loro competenza e professionalità, fatta qualche eccezione, sono un mistero protetto persino dalla privacy. Però l'elettore dovrebbe essere in grado di porsi qualche domanda.

Cominciamo dalla politica estera. C'è una guerra in corso provocata da un aggressore spietato che non esita a minacciare una guerra nucleare se qualcuno interferisce con i suoi obiettivi e nel frattempo fa tabula rasa di città e villaggi, cerca di cancellare le loro culture, riduce alla fame gli abitanti, deporta chissà dove donne, uomini e bambini delle terre conquistate. Un aggressore portatore di una cultura in cui un despota si arroga il diritto di proibire tutto tranne quello che lui stesso permette e in questo senso minaccia noi tutti che possiamo solo sperare nella protezione di una alleanza internazionale che, per quanto privata da molto tempo della sua innocenza, sia in grado di difenderci dall'arbitrio e dalla prepotenza. Che cosa pensano, al riguardo, le destre e le sinistre? Per quanto ne so mi sembra che da una parte e dall'altra ci siano idee piuttosto confuse: entrambe le parti hanno, chi più chi meno, sbandato con le simpatie nei confronti di quel regime, ma soprattutto rappresentano settori che hanno più volte espresso opinioni antiatlantiche e antieuropee. La collocazione del Paese sul piano della politica internazionale ha un peso rilevante sulla sua economia ma anche e soprattutto sulla sua cultura, sulla sua civiltà, sulla vita dei suoi cittadini e sui loro diritti. C'è qualcuno tra noi a cui interessa una posizione coerente al riguardo? Dove possiamo trovarla? C'è qualche persona, partito o coalizione che si sia guadagnato un po' di credibilità al riguardo?

La nostra economia è gravata da un debito pubblico il cui costo ci priva delle risorse per investimenti necessari a mettere in sicurezza un territorio disastrato da decenni di incuria, per sostituire o rafforzare infrastrutture obsolete o comunque invecchiate, modernizzare il sistema scolastico, rendere più efficiente quello sanitario, promuovere la transizione energetica, la digitalizzazione del Paese e attuare le riforme necessarie, nel campo giudiziario, fiscale, della previdenza, nel contrasto alla disoccupazione, alla promozione delle politiche attive per l'occupazione e il lavoro. Si tratta di un debito pari a circa 2766 miliardi di euro che, diviso per una popolazione di circa 59 milioni di abitanti, pone in capo a ciascuno di noi, vecchi e bambini compresi, un debito di cica 47 mila euro. Qualsiasi piccolo problema: una pioggia più intensa di altre, l'ingrossamento di un torrente, una breve mareggiata, minime scosse di terremoto, in una terra fortemente sismica come la nostra, crea danni, provoca situazioni di emergenza e ogni volta ci dobbiamo pentire per non averle previste e prevenute. Ognuna di queste situazioni emergenziali sono, solo temporaneamente, risolvibili producendo nuovo debito pubblico o sottraendo risorse destinate ad altri scopi. L'Europa ci ha offerto più di un'opportunità di cui non abbiamo saputo approfittare. Con Draghi alla sua guida la Banca Europea, acquistando i titoli del nostro debito pubblico e abbattendo il costo degli interessi gravanti sugli stessi, ha reso disponibili risorse che potevamo meglio impiegare; ora con il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) finanziando la nostra economia con 191,5 miliardi in parte con prestiti a tassi agevolati e in parte con sovvenzioni a fondo perduto ci ha offerto una nuova opportunità. Il finanziamento però è vincolato alla soluzione dei problemi di cui sopra. In questa situazione come possiamo procedere per utilizzare al meglio queste risorse, quali impegni le forze politiche possono assumere con gli italiani in questa campagna elettorale e con quali priorità?

Se siamo vincolati a realizzare il PNRR pena la perdita del finanziamento europeo quello dovrebbe essere la priorità e i tempi dovrebbero rispettare le cadenze previste. Ma non di questo si parla nei nostri dibattiti televisivi e invece si parla molto di legge Zan che il parlamento ha respinto e archiviato per chissà quanto tempo. Di fine vita per chi desidera concludere una esistenza disumana, di contrasto alla immigrazione proponendo il blocco degli sbarchi, di jus scholae per riconoscere o non riconoscere il diritto di cittadinanza a cittadini italiani a tutti gli effetti tranne che per il nostro sistema giuridico. Questo lo si fa ogni volta che c'è una campagna elettorale salvo poi non concludere mai niente quando il problema arriva in parlamento, persino di una riforma istituzionale che introduca l'elezione diretta a suffragio universale del presidente della repubblica. Ci sono poi gli ammiccamenti e le promesse alle varie categorie, bisognosi o meno che siano di carità pelose e sensibili al richiamo di qualche esca opportunamente calibrata. E allora ritorna il ponte sullo stretto di Messina, la pensione minima a 1000 euro per tutti con o senza versamento di contributi. L'abolizione della legge Fornero con la pensione a quota 41, il finanziamento ai privati, con contributi a fondo perduto, fino al 110% dei costi sostenuti per migliorare le loro abitazioni e le loro case ovunque siano al mare o in montagna. Premi di produzione e buoni energia per imprese e famiglie. La tutela del potere di acquisto dei lavoratori, dei pensionati e delle famiglie a protezione dell'inflazione, 10 mila euro ai minori di 18 anni.

Nello stesso tempo si propone l'azzeramento dell'iva su molti prodotti, la flat tax al 15% per alcuni, al 23% per altri, con una sostanziale riduzione delle imposte soprattutto a vantaggio dei più ricchi, l'annullamento delle cartelle esattoriali cioè un nuovo condono fiscale, Il taglio del cuneo fiscale e l'abbattimento delle tasse per famiglie e imprese.

Certo alcune di queste cose, suggerite da varie parti, sono estremamente degne di considerazione, ma con quali risorse le affrontiamo se contemporaneamente all'aumento della spesa ci proponiamo di ottenere una considerevole diminuzione delle entrate? Non si possono fare entrambe le cose, specie se la cessazione dei programmi di quantitative easing della BCE fanno crescere in modo insopportabile la spesa degli interessi sul debito pubblico. E come potremmo finanziare qualsiasi spesa se, cosi operando, non riusciamo a collocare sul mercato i titoli necessari a rinnovare quelli in scadenza?

Solo durante il periodo della pandemia di covid19 il nostro debito pubblico e salito di altri 300 miliardi di euro ma, ora, l'epoca dei ristori e finita per tutti. Non si può continuare a credere a quanti da sempre ci promettono il paese di Bengodi e pensare di poterlo da loro, finalmente ottenere. Se non ce l'hanno dato finora, avendo tutti loro, varie volte, a turno, avuto l'opportunità di governarci, quando mai ce lo daranno? Possiamo credere a chi ha appena approvato la nuova legge delega sulla riforma fiscale, parte integrante e non eludibile del PNRR ma ora, in netto contrasto con quella legge, ripropone senza pudore la flat tax?

Non si può aumentare la spesa corrente e diminuire in pari tempo le tasse ma si possono diminuire le tasse riducendo la spesa corrente. In questo modo il reddito a disposizione dei contribuenti aumenta, consente di non ridurre i consumi e forse li aumenta specie se si attua una politica di redistribuzione del carico fiscale con effetti benefici sulla produzione, sulla ricchezza nazionale e sul PIL.

Ecco allora emergere la necessità in primo luogo di mettere in sicurezza il paese realizzando il PNRR. Possiamo anche realizzare qualche risparmio sulle spese correnti e perseguire un serio contrasto all'evasione che si può realizzare con la digitalizzazione, l'incrocio dei dati, la fatturazione elettronica, l'abolizione per quanto possibile dei pagamenti con denaro contante e soprattutto con una revisione del sistema fiscale che punti alla redistribuzione della ricchezza per combattere le disuguaglianze sociali. Questo è quanto basta per affrontare alcuni problemi più urgenti come il reddito minimo e il taglio del cuneo fiscale sulle retribuzioni. Quest'ultimo provvedimento non si dovrebbe realizzare con la riduzione dei contributi sottraendo soldi preziosi alla previdenza, ma con un taglio consistente delle tasse sui redditi di lavoro, non riducendo l'aliquota fiscale, perché in questo modo verrebbe ridotta nel contempo anche la tassazione sui redditi più alti, bensì attraverso un sistema di esoneri ad hoc che sottragga al fisco i redditi di lavoro più bassi. Il salario minimo, Il contrasto alla disoccupazione e la promozione di politiche attive per la promozione dell'occupazione e del lavoro, il graduale superamento dell'IRAP e la revisione dell'IRES, sono già previsti dalla legge delega sul fisco approvata dalla Camera e in attesa di essere confermata dal Senato, tutto questo si ottiene realizzando il PNRR e attuando le raccomandazioni che vengono dalla commissione europea.

Ecco: invece di pensare che è inutile votare tanto alla fine gli eletti faranno solo i loro interessi, l'elettore farebbe bene a riflettere sul fatto che, negli ultimi 10 anni, solo i governi Renzi e Draghi sono riusciti ad invertire la tendenza al ribasso del prodotto interno lordo: sono due presidenti del consiglio che si sono dimessi senza una chiara sfiducia del parlamento il primo per non aver potuto realizzare i suoi obbiettivi, il secondo per le difficoltà frapposte dai partiti alla realizzazione del programma che si era impegnato a realizzare. Tuttavia osservando, come ha messo in evidenza Federico Fubini sul Corriere della Sera del 17 Agosto, il modo in cui "in luglio, l'Italia senza misure vincolanti, sia riuscita a ridurre i consumi di gas di quasi il 30% rispetto ad un anno fa: più di Germania, Francia e Spagna" che invece le misure vincolanti le stanno già imponendo, possiamo nutrire la speranza che molti italiani sappiano, come dice lo stesso Fubini," leggere la realtà" meglio di molti dei loro così detti rappresentanti e siano disposti, quando invitati da persone responsabili, a fare dei sacrifici senza la necessità di una norma che lo imponga.

Ivo Fava

Cavarzere 17 Agosto 2022

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