Intervista a Fabrizio Andreatta

Intervista a Fabrizio Andreatta

Aldo Cazzullo e l'intervista a Filippo Andreatta

L'intervista rilasciata a Aldo Cazzullo e pubblicata nel Corriere della Sera di oggi (1 ott. '22) dal prof. Filippo Andreatta, Direttore del dipartimento di Scienze Politiche e Sociali e docente di Relazioni Internazionali presso l'università di Bologna, è condivisibile quando afferma che "il Partito Democratico ha perso il rapporto con il popolo della sinistra" "non si è saputo adattare al cambiamento della società" perché "Non ha mai risolto l'ambiguità tra la continuità con la Ditta comunista e un nuovo sentiero riformista". È condivisibile anche quando afferma: "O si taglia con il passato rottamando tutti, ma proprio tutti, i dirigenti che hanno avuto un legame organico con i partiti fondatori" e (aggiungo io), non hanno mai fatto un esame critico delle loro passate appartenenze, "oppure si prende atto del fallimento e si scinde in due partiti":

Detto questo, però, trovo che non ha senso attribuire la sconfitta di Letta e del PD, nella recente campagna elettorale, al "narcisismo esasperato di Conte e Calenda e alla loro inaffidabilità" perché questa sconfitta è già chiaramente giustificata dalle stesse parole di Andreatta. E quando Cazzullo gli ricorda che anche Renzi voleva la rottamazione, non mi sembra corretto rispondere che "Renzi voleva rottamare solo i suoi nemici". Quei nemici erano personaggi responsabili delle politiche del PCI, con un curriculum di lunga appartenenza a quel partito, tanto che  lo consideravano cosa loro: la loro "Ditta". Inoltre gli obiettivi di Renzi andavano oltre la rottamazione. Voleva cambiare la Costituzione per rendere più agevole il funzionamento degli organi legislativi e più adeguato e meno contorto il sistema di formazione delle leggi, un sistema elettorale in grado di definire maggioranze stabili, l'eliminazione di organismi inutili e di alcune strutture amministrative, L'eliminazione del Senato e la sua sostituzione con una Camera delle Regioni, con conseguente notevoli risparmi per il bilancio dello Stato. Forse non tutto era perfettamente condivisibile ma in politica ognuno di noi ha un'idea diversa rispetto a ciascun altro e un equilibrio bisogna sempre cercarlo anche fra due sole persone. Persino l'occhio destro non è d'accordo con l'occhio sinistro eppure entrambi cercano una sintesi. Però non si può dire che Renzi non avesse la visione di un partito nuovo, progressista. libero dai condizionamenti e dai retaggi del passato, capace di analisi e di proposte rivolte a cambiare il nostro futuro. Non si può dire che non avesse delle idee. Inoltre il suo governo ha affrontato seriamente il problema della digitalizzazione del paese e della lotta all'evasione con il sistema della fatturazione elettronica, ha reso più semplice a molti cittadini la dichiarazione dei redditi con la dichiarazione precompilata, ha favorito con l'industria 4.0 la modernizzazione di numerose aziende e ha aumentato lo stipendio dei lavoratori al di la delle attese dei sindacati che a tale riguardo, non per colpa loro ma per le condizioni disastrate della nostra economia, non sono stati molto efficienti in questo settore.

Per il resto si può essere d'accordo con l'appello di Andreatta che per avvicinare gli eletti agli elettori propone collegi più piccoli rispetto a quelli attuali, oppure con liste di candidati concedendo però all'elettore la possibilità della scelta. I collegi attuali sono il risultato dello sciagurato taglio di bassa macelleria chirurgica effettuato sotto pressione dei 5 stelle, ma questa sciagura non è solo colpa loro, coinvolge pesantemente anche la responsabilità di tutti quelli che, per insipienza o quieto vivere, l'hanno accettato. Tuttavia anche in questo caso non bastano i collegi più piccoli senza collegare il candidato al territorio, e non basta una preferenza espressa sul candidato di una lista predisposta senza che si conoscano le procedure che l'hanno determinata. In realtà non esiste un sistema elettorale che garantisca una camera legislativa veramente rappresentativa della volontà popolare. Bisogna togliere ai partiti il potere di scegliere i candidati e questo può accadere solo con l'estrazione a sorte. Solo l'elezione del Presidente della Repubblica dovrebbe avvenire a suffragio universale e ti suoi poteri non dovrebbero comprendere la possibilità di scogliere il Parlamento. Con l'estrazione a sorte il Parlamento  sarebbe veramente un campione rappresentativo della popolazione e dei territori, sede della volontà popolare. Potrebbe avere un carattere permanente, non cessare mai di essere nel pieno possesso delle sue funzioni e i rinnovi dovrebbero avvenire in modo graduale con sostituzioni parziali, diciamo per un terzo ogni due anni, senza mai sospendere i suoi lavori.

PS Nel mio sito: "ivofava.it" si può trovare un testo "RIPROGETTARE LO STATO DEMOCRATICO" in cui cerco una alternativa alla crisi delle nostre democrazie occidentali, sofferenti per l'indifferenza, e la mancata partecipazione, dei cittadini elettori che dovrebbero sostenerle.           

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