Parliamo d'Amore
PARLIAMO DI AMORE
Oggi voglio parlare dell'"Amore". Dell'Amore come principio e come valore trascendente, ma anche come fine da conseguire nella realtà e, quindi. come forza creatrice capace di connettere, amalgamare, saldare, associare, unire, a formare strutture, accorpare elementi e questi a combinarsi per formare sostanze, ma soprattutto come forza generatrice di vita in ogni sua forma.
Di questo Amore voglio mettere in evidenza una caratteristica fondamentale che ne costituisce il "paradigma": la disponibilità ad accogliere e di essere accolto".
Da qui, e solo da qui, si deve partire per tutto ciò che ci si deve aspettare di bello, buono, positivo dal passato, dal presente e dal futuro.
Mettiamo subito in evidenza che solo l'Amore è una forza creativa. Tutto ciò che non è Amore, qualunque cosa sia, prima o poi, finisce per corrompersi, deteriorarsi, distruggersi. Gli ideali della rivoluzione francese: "liberté, égalité, fraternité" che avevano avuto origine nel trionfo della ragione, deificata da Robespierre, si trasformarono, ben presto, nel regime di terrore dei tribunali popolari e della ghigliottina. Anche la ragione ed il razionalismo, a fondamento della cultura illuministica, hanno finito per produrre armi di distruzione di massa invece di mantenere la promessa di promuovere, con la scienza e la tecnica, uno sviluppo sociale più giusto, equo, solidale, inclusivo ed umano.
Rousseau intuisce che la scienza e la tecnica, anziché migliorare l'uomo, lo corrompono, lo alienano, lo allontanano dal bene comune, dalla pietà verso gli altri e dal rispetto per la natura. Pur considerando che la ragione debba essere accompagnata dal sentimento, dalla coscienza e dalla bontà naturale, verso il rispetto della natura umana e dell'ambiente naturale, non prende in considerazione l'Amore come forza trascendente creatrice e come principio da perseguire nella realtà di tutti i giorni, guida all'azione degli uomini. Eppure è l'Amore che crea le condizioni favorevoli alla vita disponendo l'ambiente all'accoglienza, e la vita, a sua volta, per sopravvivere, deve disporsi ad accogliere ciò che l'ambiente offre e propone di accogliere. Anche tra le persone c'è chi accoglie e chi è accolto ma, anche qui, chi è accolto deve essere disponibile ad accogliere i valori, condividere le leggi e le consuetudini, di chi accoglie.
La religione cristiana mette in evidenza nei vangeli la risposta di Gesù ai farisei che gli chiedevano quale fosse il comandamento più grande: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso» Quindi dopo aver raccomandato di credere e di onorare il Dio dell'Amore, raccomanda di amare il prossimo, ma per capire compiutamente l'etica cristiana, occorre considerare anche la risposta data ad un altro fariseo che gli chiede se sia lecito pagare il tributo a Cesare: «Rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio» (Matteo cap. 22) rendendo esplicito, in questo modo, che il suo comandamento è in realtà un principio guida che dovrebbe essere alla base dei comportamenti umani e della legge, ma la legge è nelle mani e nella responsabilità degli uomini e dei loro organi legislativi.
Tutto questo ha molto a che fare con la politica; a ciò che accade a quella che noi chiamiamo civiltà umana in una epoca che definiamo antropica e che sta assumendo un aspetto distopico: cioè di società drammaticamente e disgustosamente opprimenti, prive di senso morale, di pietà, in cui la tecnologia è diventata un mezzo di oppressione e di morte, in cui l'ambiente può essere stravolto, consumato, corrotto fino al punto da non essere più sostenibile e adatto alla vita.
Ha molto a che fare con una classe dirigente irresponsabile decisa a tutelare solo i suoi perversi obbiettivi di potere, con ogni mezzo e con un terrore che non conosce limiti, oppure tollerante o indifferente rispetto a quanto succede per incapacità o impotenza.
Ha molto a che fare con i comportamenti di massa di tutti noi, su come consideriamo i nostri simili, i nostri doveri i nostri diritti, le nostre responsabilità in quanto esseri umani consapevoli e coinvolti in un comune destino.
È lecito sperare che le istituzioni umane possano incardinare alcuni principi base di equità, giustizia, solidarietà e convivenza o, come abbiamo accennato all'inizio, il principio fondamentale dell'Amore e dell'accoglienza?
È lecito sperare che chi ha subito dei torti, invece di perdersi in un desiderio di vendetta, possa perdonare per ritrovare serenità e pace, ricominciando a vivere e costruire invece di distruggere e cercare la morte?
È lecito sperare che l'ambiente sia posto sotto tutela e protetto per consentire la vita o dobbiamo attendere che sia la natura a pensarci?
Se venisse meno la speranza allora non ci sarebbe più un futuro per noi e l'umanità svanirebbe in una di quelle catastrofi che hanno caratterizzato le estinzioni di massa della fauna terrestre in precedenti ere geologiche.