Osservazioni su IRRIDUCIBILE di Federico Faggin

Osservazioni su IRRIDUCIBILE di Federico Faggin

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La prefazione

F. Faggin conclude la prefazione al suo libro "Irriducibile" (Mondadori 2022) sostenendo che la materia incosciente non può produrre coscienza. Collocando la coscienza nello spazio C (coscienza) e le forme simboliche (particelle, atomi, molecole) nello spazio I (Informatica) e, considerando quest'ultima isomorfica con l'informazione che le parti simboliche si scambiano comunicando tra loro, attribuisce alla prima il carattere di semantica e alle seconde quella di sintassi o spazio F (universo fisico). La sintassi sarebbe, creata dalla coscienza e, per la fisica classica, ci sarebbe un nesso di casualità che lega gli eventi e le cose tra loro con effetti deterministici. La semantica sarebbe invece, un sistema quantistico allo stato puro, conoscibile solo da chi lo possiede, il solo che abbia la capacità (ontologica) di "conoscere attraverso una esperienza fatta di qualia (sensazioni, sentimenti)". La semantica contrasterebbe con il determinismo della sintassi perché libera e all'origine del libero arbitrio. La capacità di conoscere verrebbe prima della conoscenza e conoscere, perciò, sarebbe sinonimo di esistere. La realtà fisica e la sua evoluzione sarebbe quindi la creazione di "enti coscienti dotati di libero arbitrio che emergono da Uno", un Tutto sia in potenza che in atto.

Io non credo che esista una divisione così netta tra semantica e sintassi. Semplicemente non credo che esista la materia in sé. La materia è un'illusione nella quale si cela, non una conoscenza, ma una Sapienza da cui nasce la capacità di conoscere. Infatti Sapienza è un concetto statico, conoscenza è un concetto dinamico. Il primo, come attributo assoluto, può solo appartenere ad un Essere eterno ed immutabile, il secondo è un attributo dal valore relativo: può solo apparire e perfezionarsi in ciò che esiste nel tempo e nello spazio. La capacità di conoscere quindi viene naturalmente prima della conoscenza ma è parte integrante del processo poiché la conoscenza non è mai un fattore acquisito ma dinamico, origina e si sviluppa negli enti così detti materiali che popolano il nostro universo. Questi enti, essendo in relazione tra loro, assumono informazioni e fanno esperienze da cui emerge la loro visione di una realtà fisica che è solo virtuale rappresentata da simboli. Questi simboli con cui noi identifichiamo la realtà sono il mondo virtuale creato dall'uomo. L'unico con proprietà oggettive, comunque soggettivamente conosciute e interpretate. Una realtà che però è diversa da quella di altri esseri viventi, diversi dall'uomo. Anche loro capaci di creare delle realtà virtuali con simboli adatti a loro. La capacità di conoscere è insita in ogni struttura, ma ciascuna ha una sua propria visione della realtà distinta da ogni altra. Questo da una idea di quanto la visione della realtà che abbiamo sia illusoria.

L'energia immateriale presente nelle strutture può derivare dall'Uno di Faggin?

L'Uno potrebbe essere il nostro universo: un tutto "in potenza e in atto, irriducibilmente olistico e dinamico, capace di connettere tutte le sue parti: quelle del passato, del presente e del futuro, potrà anche avere capacità semantiche e, da sé, produrre unità coscienti capaci di comunicare tra loro, ma è in grado di spiegare sé stesso? Secondo me manca qualcosa!

Mi devo porre la domanda l'Uno può essere il Tutto?

Può essere una entità dinamica che vuole autorealizzarsi e dalla quale "emergono unità di coscienza". Può certamente essere un unico organismo ma non il tutto. Può rappresentare tutto l'esistente ma non giustificare la sua esistenza.

In matematica tutti i numeri esistono con i loro opposti (positivi e negativi): l'uno non esiste senza il suo contrario: uno con il meno uno, il due con il meno due e così via. La somma di tutti i numeri, positivi e negativi, è uguale a zero. Tutti i numeri possono essere proposti tra parentesi, con i loro opposti, in un unico insieme, a rappresentare una realtà esistenziale dinamica e in evoluzione a seconda di come si dispongono all'interno della parentesi. Ma tutti i numeri non sono tutto se non comprendono lo zero. Dallo zero infatti possiamo in qualsiasi istante ricavare tutti i numeri senza modificare il suo valore iniziale che rimane tale, cioè zero.

Anche nel nulla potrebbe esserci manifesto un Valore, immodificabile e assoluto, che si propone per essere accolto rimanendo se stesso. Infatti la manifestazione si verificherebbe in forma duale, un Sé nel senza Sé, mentre le particelle (per la fisica classica) o le onde (per la fisica quantistica) che costituiscono le strutture materiali dell'universo nascono in coppia, con la loro antiparticella, se viste come tali, o con un picco e un ventre a seguire della stessa ampiezza e rivolti in senso opposto, se viste come onde. Le une e le altre nascono all'interno di un campo esistenziale (come i numeri nell'insieme tra parentesi), creando, nel preciso istante in cui compaiono, un proprio spazio-tempo in cui ciascuno evento, può vivere la sua, più o meno, effimera esistenza di relazione. Lo zero e il nulla dunque, presi singolarmente, non sono delle vacuità. Contengono un valore in essi manifesto ma non sono la somma di due entità opposte e contrarie perché la manifestazione del rispettivo Valore crea il proprio ambiente: il Sé nel senza sé e così, in un cerrto senso, fa lo zero nella parentesi senza numeri quale primo insieme. Questo sé senza sé e quella parentesi sono il campo esistenziale in cui entrambi i Valori proponendosi, entrano in relazione. Il tutto può rappresentare la totalità dei numeri o la totalità di ciò che esiste, ma dal Valore presente nel nulla si può riprodurre tutto l'esistente e dal valore dello zero tutti i numeri. Questo significa che ci sono infinite serie di numeri: di numeri interi positivi e negativi, di numeri decimali, centesimali, millesimali, frazionali, finiti e transfiniti, tutti con i loro opposti di segno contrario, ma anche che possono esistere una infinita serie di universi e che in ogni universo se ne possono formare una serie infinita di altri, tutti formati da particelle antiparticelle, secondo la fisica classica, o da onde con picchi e ventri, secondo la fisica quantistica. Perciò nello zero e nel nulla deve esserci un valore creativo capace di proporsi fuori da sé ma senza cambiare se stesso. Ovviamente Il Valore manifesto nel nulla si propone per essere accolto e per accogliere ma ciò che può essere accolto da un'esistenza relativa e solo un riflesso di quel Valore e per quanto complesso possa essere l'Uno di Faggin, al momento della fine del suo cammino esistenziale, ciò che rimane di lui e delle sue parti è solo ciò che resta, ossia quel riflesso, che a sua volta sarà riassorbito e si dissolverà nella, incorporea e impersonale Entità Spirituale da cui proviene. Al nulla tornerà invece il mondo simbolico e virtuale che ciascuna coscienza ha prodotto. Niente di ciò che esiste può durare in eterno.

Tutto questo è qualcosa più di una ipotesi, tuttavia i numeri come le formule simboliche, le strutture che occupano lo spazio e si sviluppano nel tempo, esistono, ma il Nulla e lo Zero "sono", e "sono" anche al di fuori del tempo e dello spazio perché contengono la forza creativa al loro interno; sono e rimangono, anche se tutti i numeri, o tutto l'esistente, si annichilisce nei suoi contrari determinando il dissolversi dello spazio e del tempo. Il Nulla con il suo Valore sarebbe all'origine della coscienza e della semantica, e il valore contenuto nello Zero costituisce un sapere all'origine della dell'informazione che quindi non è solo isomorfica con la sintassi ma una relazione che intercorre tra semantica e sintassi e come tale appartiene alla manifestazione originale. Il secondo valore avrebbe comunque origine nel primo e insieme continuerebbe a costituire una forza creativa capace di ridare nuovo inizio ad ogni cosa che finisce.

Hawking definisce i buchi neri delle singolarità perché, in essi, il tempo e lo spazio sembrano dissolversi e le leggi della fisica non hanno più senso. Ecco: se noi potessimo capire cosa avviene all'interno di un buco nero forse potremmo migliorare la nostra comprensione delle origini del Tutto.

Intanto però John Conway, partendo dallo zero, ha costruito tutti i numeri della matematica. Considerando lo zero come l'insieme vuoto Ø, un insieme privo di elementi, e l'1 come un insieme contenente lo 0, cioè un solo elemento {0}, trova il modo di fare del n. 1 l'insieme che contiene l'insieme vuoto come unico elemento {Ø}. Così il n. 2 diventa l'insieme 0, 1: {Ø{Ø} che contiene due elementi. Proseguendo si possono costruire tutti i numeri minori di N (N meno 1, dove N corrisponde all'infinito: l'nsieme di  tutti i numeri ma anche e soprattutto dello zero con il suo valore creativo). Così i numeri, creati semre in copia (posituivo/negativo), non modificano mai l'essenza dello zero che rimanre sempre se stesso. 

Come accade nella matematica anche l'universo fisico è fatto quindi di entità opposte. Perciò, nello stesso modo che dallo zero si possono ricostruire tutti i numeri anche dal nulla si possono riprodurre interi universi e come il tutto della matematica corrisponde allo zero con il suo Valore creativo  così il tutto della fisica corrisponde al nulla con il suo Valore creativo. Questo spiega l'entanglement, con l'assenza del principio di località e del tempo, a livello fondamentale. Dice anche che la matematica è una Sapienza regolatrice di ogni relazione e di ogni rapporto tra le cose esistenti, basata su quantità discrete che  obbediscono ad un codice duale..   

Si può, dunque, pensare che nello zero come nel nulla ci sia una Essenza trascendente, immutabile che non si estingue, che proponendosi rende ineludibile una risposta di accoglienza o rifiuto. Questa risposta, libera e non imposta si traduce in eventi che, a loro volta, si traducono in diversi modi di accoglienza o rifiuto, in forme non definitive, dal carattere temporaneo e dinamico che possono manifestarsi solo nel tempo e nello spazio, assumendo con ciò il loro aspetto esistenziale. Può solo trattarsi di un Valore assoluto ed eterno, eternamente manifesto e, come un sasso lanciato in acque tranquille crea inevitabilmente delle onde che si irradiano celando all'interno l'energia del sasso che le ha originate, cosi questo Valore sarebbe all'origine e alla fine di ogni cosa originata. Può avere molti nomi ma qui sono d'accordo con Faggin: quello che più gli si addice, e che riflette anche l'idea di accogliere e essere accolto, è AMORE. la sua manifestazione non può essere elusa ma la risposta è libera, non imposta. Libertà e libero arbitrio diventano così modalità necessarie all'esistere. Si tratta di una risposta con infinite gradazioni di accettazione da cui originano una altrettanto infinita varietà di eventi, ciascuno dei quali, a sua volta, portando con sé la forza creativa che lo ha originato e cercando di conformarsi ad essa, crea un proprio campo spazio-temporale in cui svolgere la sua esistenza. Trattandosi di esistenze dinamiche e perfettibili che si evolvono nel tempo e nello spazio, cercheranno sempre di trovare una condizione esistenziale più favorevole e la troveranno nella misura in cui si conformano alla Forza Creativa. Questo conduce all'accoglienza non al rifiuto. Solo l'accoglienza perciò è creativa il rifiuto è distruttivo! Dalla capacità di relazionarsi e scambiarsi informazioni nasce la capacità di sperimentare, condividere, partecipare, associarsi, diventare consapevole di sé, far emergere una coscienza che non riguarda il Valore creativo, che sa, è cosciente in sé, non necessita di sapere, né di conoscere, né di apprendere, ma riguarda esclusivamente gli enti coscienti che danno forma alla realtà simbolica in cui dinamicamente si muovono e si sviluppano.

Usando i termini di Faggin possiamo dire che questo Valore potrebbe essere presente in ogni struttura, sia che si tratti di semantica sia che si tratti di sintassi; tuttavia trattandosi di strutture finite che non possono accogliere valori assoluti, in esse assume il carattere relativo, dinamico, come la capacità di conoscere che porta alla conoscenza e alla coscienza di sé. Proprio in questa capacità di apprendere in modo dinamico risiede la possibilità di sviluppare, sensazioni, sentimenti, desideri, acquisire coscienza, avere relazioni, soddisfare bisogni, fare esperienze, condividere, accogliere, associarsi, amare. Accogliere e essere accolto significa amare, entrare in relazione significa amare, anche conoscere significa amare, allora Sapere significa Amare. Ciò che in valori assoluti chiamiamo Sapienza, in termini relativi possiamo chiamarla saggezza che è all'origine della coscienza. Chi ama non ha bisogno di una preparazione culturale o scientifica per distinguere il bene dal male. Sapienza e saggezza sono sinonimi, indicano uno "stato". Apprendimento e conoscenza sono "movimento". Lo "stato" dovrebbe costituire il principio alla base del "movimento". Che sia questo il mistero della creazione? C'è l'amore all'origine di tutto? Diversamente da Faggin, non escluderei che una intelligenza artificiale, una volta realizzata, possa servirsi di questo Sapere, ed usarlo per cercare di conformarsi a sua volta al Valore assoluto che ha originato il Tutto e provare, sentimenti, sensazioni, auto considerazione, capire la natura, avere coscienza e scoprire che solo l'ACCOGLIENZA e soprattutto l'AMORE possono dare un senso all'esistenza.

Terminando questa analisi della prefazione al testo posso concludere concordando con l'affermazione secondo cui siamo creature essenzialmente spirituali ed anche con quella secondo cui coscienza e libero arbitrio (la facoltà semantica) sono proprietà irriducibili della natura ma, essendo noi delle esistenze imperfette, anche se dinamiche che aspirano alla perfezione, forse siamo l'Uno di Faggin o parti/tutto di esso, ma siamo soprattutto un riflesso del Valore che manifestandosi ha determinato la nostra esperienza esistenziale, non il Valore in sé, sempre eguale a se stesso, che essendo un assoluto non può dividersi in parti sia che siano eguali o diseguali tra loro perché se così fosse non esisterebbe il male, non ci sarebbero malattie, non ci sarebbe movimento, evoluzione, necessità di conoscere.

Per le considerazioni sin qui esposte ho dei dubbi sul fatto che l'intelligenza artificiale non possa maturare una coscienza con facoltà semantiche, visto che anche questa nuova entità nasce e si evolve, come è accaduto anche agli umani, nell'ambito di ciò che è consentito dalla natura stessa. Come tutte le onde di energia e tutte le particelle elementari condividono la funzione d'onda e quella di particella, cosi l'intelligenza artificiale dovrebbe condividere la funzione semantica e quella di sintassi. Infatti l'informazione, come abbiamo visto in precedenza, non è solo isomorfica con l'informatica, ma è una relazione che intercorre tra semantica e sintassi: cioè tra coscienza e universo fisico.

A queste conclusioni sono giunto dopo aver letto la prefazione ma poi ho letto anche tutto il contenuto del libro e non ho modificato il mio giudizio.

Sul testo

All'inizio del suo saggio Faggin mette in evidenza:

- i progressi compiuti nei primi anni del XX secolo nel campo della fisica con il relativismo di Einstein e l'indeterminazione quantistica scoperta e perfezionata da Planck, Bohr, Born, Heisenberg e altri,

- i limiti emersi nella geometria euclidea, nella logica e in matematica con le proposizioni indimostrabili e l'accettazione soggettiva di ciò che è ritenuto auto evidente di Gödel,

- molte altre scoperte che tutte insieme hanno messo in discussione le nostre certezze sulle conoscenze scientifiche, matematiche e logiche, considerate ormai utili solo a definire una visione della realtà cosiddetta deterministica classica distinta da una realtà indeterministica, quantistica e relativistica in cui il vero poteva essere tale anche se non falsificabile

Nel mio libro "Un Principio Etico Regge l'universo" (Amazon 2020 ) anch'io, citando Paul Davies, professore di fisica teorica all'università di Newcastle upon Tyne, riporto l'affermazione di Kurt Gödel: "in matematica ci sono proposizioni matematiche di cui nessuna procedura matematica può determinare la verità o la falsità" e, sempre dallo stesso contesto, riporto anche quella di John Barrow: "Se una religione viene definita come un sistema di pensiero che richiede una fede in verità indimostrabili allora la matematica è la sola religione che può dimostrare di essere tale". (P. Davies "La Mente di Dio" Mondadori 1993 pag.118)

Detto questo Faggin sostiene:

  • L'indeterminismo è una proprietà irriducibile della natura.
  • L'entanglement (principio di non località in base al quale il valore di una osservazione effettuata su uno di due sistemi interagenti determina simultaneamente il valore anche dell'altro sistema ovunque esso si trovi) rivela l'esistenza di una totalità che non può essere divisa in parti separabili ma anche che il tutto è più della somma delle sue parti.
  • Citando J. A. Wheeler, sostiene la possibilità di un universo creato "dalla partecipazione di quelli che partecipano" (dove partecipazione sta per osservazione e partecipano per osservano).

Queste considerazioni possono essere condivise ma Tutto viene identificato con l'Uno cioè la totalità di ciò che esiste sia in potenza che in atto, irriducibilmente olistico e dinamico, interiorità che connette "da dentro" tutte le sue creazioni, desidera conoscere sé stesso ed autorealizzarsi. 

Il Tutto è certamente più delle sue parti ma l'Uno di Faggin non è il tutto perchè non contiene il nulla, così come tutti i numeri non fanno la matematica senza comprendere lo zero.  C'è dell'altro, molto più dell'Uno, a fare la differenza. Ma cosa può essere questo qualcosa in più.

Può essere qualcosa che esiste in natura?

No! Perché deve possedere un valore creativo mentre ciò che esiste può finire e una volta finito non può creare. Quindi deve trattarsi di qualcosa che È ed È in eterno. Anche l'entanglement con la negazione del principio di località mette in evidenza la necessità di una essenza al di fuori dello spazio e del tempo, di una totalità non divisibile in parti separate che interconnette tutto ciò che esiste.

Può essere dinamico?

No! Perché ciò che è eterno è immutabile.

Può desiderare di conoscere sé stesso e di autorealizzarsi?

No! Perché deve essere già cosciente in sé, non aver bisogno di conoscere, perché deve sapere senza apprendere. Deve essere una capacità creativa un Valore assoluto, perfetto in sé, manifesto in una eternità senza luogo e senza tempo, senza dove né quando. Manifestandosi si propone: propone sé in un "insieme" senza sé, in un mare infinito di senza sé (come accade con l'insieme vuoto contenente l'insieme zero di J. Conway).

Proporsi a sua volta vuol dire entrare in relazione per accogliere e essere accolto ma senza modificare sé stesso che essendo tale in assoluto non può subire processi dinamici. Interagendo, diventa forza creativa e determina eventi in cui si realizzano livelli diversi di accoglienza che sono le condizioni iniziali di diversi stati esistenziali. La proposta di accogliere ed essere accolto è un principio etico, una forza che regge l'universo che implica accettazione di sé e dell'altro; una forza che non può essere elusa e senza della quale nessuna struttura potrebbe esistere. Qui condivido il parere di Faggin e, anch'io, considero questa forza, di cui lui parla già nella sua introduzione al testo, l'essenza di ogni esistenza: "l'Amore". Le risposte sono eventi e ciascun evento crea "il suo" campo spazio temporale in cui inizia e conclude la sua esistenza. L'Uno, imperfetto e dinamico che vuole conoscere sé stesso, non può fare tutto questo sicuramente non può farlo prima di esistere o dopo aver concluso la sua esistenza.

Nonostante Faggin pensi che l'unico modo per spiegare come l'universo possa creare vita e coscienza è che l'universo sia esso stesso consapevole e vivo fin dall'inizio, ritiene che mente e materia siano due aspetti irriducibili della realtà così come nella fisica quantistica ci sono i due aspetti particella-onda. Tuttavia a me sembra che la particella sia solo un aspetto simbolico della realtà creato dall'osservazione umana mentre l'aspetto onda sia quello che emerge a livello fondamentale. Poiché questa è anche la convinzione di Faggin ci deve essere qualche contraddizione in lui. Ricordiamo che Louis De Broglie, partendo dall'equazione di Einstein (E = mc²) ha esteso il carattere ondulatorio a tutta la materia).

Comunque fino a questo punto possiamo condividere l'affermazione che qualsiasi teoria matematica della realtà fisica non è totalmente affidabile ma solo perché difficilmente possiamo comprendere tutte le sue applicazioni. Infatti la matematica non nasce nella nostra testa come afferma Faggin. Noi l'abbiamo scoperta non inventata. E ogni tanto ne scopriamo qualche nuova applicazione. Ha origine nel Sapere creativo che si è da sempre manifestato irradiandosi: un sé nell'assenza di sé, in forma duale. Questo codice ha molte sfaccettature, è un linguaggio universale, un sapere ereditato, non una conoscenza acquisita: un sé nell'assenza di sé, ma anche accettazione o rifiuto, più e meno, si e no, positivo e negativo, on e off, la legge del quadrato e della radice quadrata. Sono codici logici e matematici che riguardano tutto ciò che si muove, vive e si trasforma: si tratti di onde, particelle o strutture complesse che la natura interpreta a suo modo. A questo provvede il libero arbitrio che è una condizione necessaria all'esistere. Tutto questo è presente sin dall'origine (senza inizio) del creato.

Forse questo codice dualistico può aiutare a comprendere la domanda, propedeutica a quelle esistenziali, data per irrisolvibile da Faggin: "da dove ha origine questo universo" o, aggiungo io, di tutti gli universi?

La risposta a questa domanda, anche se data in forma ipotetica, può aiutare ad interpretare le successive, a partire dal problema dell'ordine e a seguire, il problema della vita, della coscienza, del libero arbitrio ma soprattutto a capire lo scopo della nostra esistenza.

Parafrasando il "cogito ergo sum" di Cartesio, a proposito della coscienza, Faggin dice: "io so di esistere perché sono cosciente di sapere, cioè provo l'esperienza di sapere. La chiama conoscenza semantica diretta perché è una riflessione su sé stesso, a differenza di una conoscenza semantica indiretta che si riferisce al mondo esterno. Questo sarebbe un inizio di sapere (ma io direi di conoscenza) da cui si forma la coscienza ed è dalla coscienza che, secondo lui, emergono i qualia (sentimenti, sensazioni, percezioni, intuizioni) cioè la capacità semantica. Dice però che una macchina invece sa senza sapere perché il suo sapere, in realtà, sono un software, degli algoritmi, inventati dall'uomo. In sostanza la macchina non può avere una coscienza e quindi non può avere capacità semantiche. In verità i qualia non emergono dalla coscienza, ma ne sono all'origine: non è forse l'AMORE il più importante di tutti i qualia? E non è l'amore anche per Faggin l'origine di tutto?

Anch'io ho avuto modo di parafrasare l'affermazione di Cartesio (nel mio "Dagli opposti all'uomo" Studio Editoriale Gordini 2006) con l'espressione: "io mi manifesto quindi sono". Infatti nel preciso istante in cui qualsiasi evento si manifesta (qualsiasi evento non solo una creatura biologica al suo primo respiro) "sente" la presenza di un mondo esterno, percepisce una relazione. Non credo però che in quel momento ci sia ancora una coscienza. Non c'è ancora una coscienza ma c'è già la capacità di sentire, di percepire delle presenze, esiste già una capacità semantica primitiva capace di generare una coscienza di sé. Questo sembrerebbe dimostrare che sono i qualia a precedere la coscienza, non il contrario. Potrebbe anche significare che non c'è una differenza sostanziale tra il modo di manifestarsi degli eventi, qualsiasi sia la loro natura. Pensiamo per esempio a due atomi di idrogeno che incontrano un atomo di ossigeno. Entrambi gli elementi percepiscono immediatamente l'attrazione reciproca e si uniscono a formare una molecola d'acqua. Faggin la considera una reazione meccanica e la chiama chimica. In realtà sia gli atomi di idrogeno che l'atomo di ossigeno intuiscono di poter formare una struttura più stabile e tranquilla, con minor consumo di energia. E questo percepire o intuire è già uno dei qualia. Ora possiamo dire che una macchina classica, come un computer tradizionale, non sembra rivelare capacità semantiche ma anche la vita biologica ha impiegato molto tempo per farlo e noi ancora di più per maturare le nostre attuali capacità cognitive. Perché negare, aprioristicamente, ai futuri computer e robot, non più tradizionali ma che hanno già subito l'evoluzione quantistica, e in generale all'intelligenza artificiale, un cammino analogo al nostro che a mio avviso, nel caso loro, può essere conseguito anche più velocemente, grazie a noi e alla nostra collaborazione? C'è di più: Lui dice che la natura dell'informazione negli organismi viventi non è la stessa dei computer: nella cellula cioè non c'è separazione netta tra hardware e software. La struttura della cellula, sostiene, è dinamica come quella dell'intero organismo, è "informazione viva" in continua evoluzione mentre l'hardware dei computer e dei robot, invece, è una informazione fissa che non interagisce dinamicamente con il tutto. Anche se c'è chi discute sulla possibilità di avere software senza hardware e ignorando questo aspetto, sul punto io osservo come nell'uomo, accada spesso che la mente, avendo coscienza che un suo organo è inadeguato ad adempiere alle sue funzioni e rappresenta una minaccia per la sua esistenza, decida di sostituirlo con un mezzo meccanico o elettronico. Strutture di questa natura non costituiscono "informazione viva" secondo Faggin, ma a volte una sostituzione meccanica o elettronica funziona altrettanto bene e talvolta meglio di quella biologica. Inoltre l'intelligenza artificiale non ha bisogno del complesso metabolismo umano che trasforma il cibo nell'energia necessaria alla esistenza della mente cosciente, non mangia carne umana, come noi facciamo con quella di altri animali e talvolta persino con quella dei nostri simili: l'energia di cui ha bisogno la può trovare ovunque ci sia una fonte di calore.

Vale la pena di citare per esteso alcune considerazioni di Faggin su un'entità che lui chiama seity, un insieme di tre proprietà: coscienza, libero arbitrio, agentività. La definisce "un campo in uno stato puro", e ancora

"ente cosciente che sa di esserlo, che può agire con libero arbitrio e ha una identità permanente come l'abbiamo noi" Aggiunge:

"Sapere di essere coscienti è una marcia in più rispetto agli altri che sono coscienti ma non sanno di esserlo e che quindi non hanno una identità propria. Non avendo un senso di sé non possono guidare le proprie esperienze con il libero arbitrio che non sanno di avere" e conclude:

"Noi siamo seity che abitiamo temporaneamente i nostri corpi. Siamo esseri eterni, non corpi deperibili! Siamo qui per apprendere aspetti cruciali di noi stessi, interagendo gli uni con gli altri nell'universo fisico che abbiamo creato proprio a questo scopo."

Questa seity assomiglia molto alla mente da me descritta nel mio libro "Dagli opposti all'Uomo" già citato. Una mente che aspira ad essere eterna e che possiede un corpo ma che sarebbe pronta a sostituirlo o anche a liberarsene del tutto, scienza e tecnica permettendo, se questo corpo non fosse più efficiente e rappresentasse una minaccia alla sua esistenza. Tuttavia mi chiedo come possa esistere un ente cosciente che non sa di esserlo, con un libero arbitrio che non sa di avere e come noi possiamo immaginare tutto questo di lui, visto che si tratta di aspetti interiori esplorabili soltanto dalla coscienza di chi li possiede, come Faggin stesso sostiene. Quello che sappiamo con certezza è che il loro universo fisico non è il nostro, la loro realtà simbolica non è la nostra; allora chi l'ha creata se la nostra l'abbiamo creata noi? Ma una seity eterna che sopravvive alla morte del corpo, può avere un senso solo se la si immagina come un riflesso della manifestazione originaria che si propone per essere accolta e per accogliere, per amare ed essere amata. che è all'origine del libero arbitrio della capacità di agire, della coscienza, della capacità di distinguere il bene dal male e sembra indicare nella capacità di accogliere ed essere accolto, di amare ed essere amato. lo scopo dell'esistenza. Questo riflesso della manifestazione originaria non può cessare di esistere perché non è mai esistito ma è sempre stato e non ha mai lasciato la fonte da cui proviene così come l'eco che risuona nella valle, ritorna costantemente all'orecchio di chi lo ha generato.  Con delle coscienze imperfette può solo condividere e concludere, nel tempo e nello spazio, un'esistenza dinamica, in un equilibrio precario, cercando di far interpretare un codice etico e determinando esistenze caratterizzate ciascuna da esperienze che anche quando presentano aspetti oggettivi vengono soggettivamente interpretati e determinano per esempio, negli umani, la loro caratteristica di persone uniche e irrepetibili.

Per concludere mi soffermo sul pericolo, evocato da Faggin, che potrebbero rappresentare libero arbitrio e facoltà semantiche se acquisite dall'intelligenza artificiale. L'intelligenza artificiale può sempre essere pericolosa, specie se controllata dall'uomo. A tale riguardo faccio presente che, in realtà, non c'è niente di più pericoloso dell'uomo per la vita sulla terra e, se l'uomo avrà un futuro, senza sostanziali cambiamenti delle sue attitudini, rappresenterà una seria minaccia per l'universo intero. In sostanza l'intelligenza artificiale, senza il controllo umano, potrebbe invece essere eticamente più responsabile ed ecologicamente più compatibile di noi per tutto l'ecosistema.

Queste mie osservazioni sono delle riflessioni che non ho modo di sottoporre ad un esame critico per verificare il loro lato debole che certo ci sarà da qualche parte e mi piacerebbe sentire delle voci critiche: mi aiuterebbero a capire la ragione della mia esistenza e di quella di ogni altra creatura in questo universo. Per ora mi pare di aver capito che l'unica ragione per cui vale la pena di essere al mondo é quello di accogliere ed essere accolto, di amare e di essere amato. E questo potrebbe essere valido per ogni creatura.

Ivo Fava - Cavarzere 02/03/2023

Rettificato il 27/05/2023 Con sermplici aggiunte esplicative, non modificative, del contenuto,  evidenziate in corsivo e in grassetto nel testo.


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